Circa 9 milioni sono le donne italiane che oggi possono andare incontro a una diagnosi di fibromi uterini, il tumore benigno che colpisce con maggior frequenza l’utero. Questa elevata prevalenza, che corrisponde a circa il 70% delle donne italiane in età fertile, trova spiegazione nei numerosi fattori di rischio a cui la donna può essere sottoposta per questa patologia: età, etnia, nulliparità, eccesso ponderale, menarca precoce e familiarità sono solo i più importanti. [1]

Incidenza, diagnosi e sintomi

Uno studio condotto su più di 300.000 infermiere in età premenopausa ha proprio evidenziato come l’incidenza di fibromi uterini soprattutto nelle donne con età superiore ai 35 anni e di etnia afroamericana sia più alta rispetto alle donne caucasiche (30,6 vs 8,9 per ogni 1000 donne all’anno). [2]

La maggior parte delle donne scopre di avere un fibroma uterino durante la visita ginecologica di routine, che viene successivamente confermato dall’esame ecografico. Questo accade perché la sintomatologia correlata ai fibromi non sempre si manifesta e spesso è molto soggettiva. Fino al 50% delle donne manifestano sintomi, tra i quali il sanguinamento anomalo è il principale. Infatti, quest’ultimo viene dichiarato da circa il 60% delle donne con sintomi e può manifestarsi in un’alterazione della frequenza del flusso, della durata o della portata. Dopo di esso, le donne manifestano una pressione sulla vescica nel 32% dei casi, dolore durante i rapporti sessuali nel 23% e dolore pelvico cronico nel 15%. [3]

La sintomatologia è strettamente correlata alle tre caratteristiche chiave dei fibromi uterini: tipologia o posizione, dimensioni e numerosità. Per quanto riguarda la tipologia, a livello macro i fibromi possono essere suddivisi in tre tipi:

  1. intramurale (completamente all’interno della parte uterina),
  2. sottomucoso (che si sviluppa dalla parete verso la cavità uterina),
  3. sottosieroso (nasce dalla parete uterina e si sviluppa verso il perimetrio)

Nel 2011 la Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia (FIGO) ha messo appunto una ulteriore classificazione entrando più nello specifico e dividendo i fibromi in [4]:

0. mioma completamente intracavitario;
1. sottomucoso con < 50% intramurale;
2. sottomucoso con > 50% intramurale;
3. 100% intramurale ma in contatto con l’endometrio;
4. intramurale;
5. sottosieroso con > 50% intramurale;
6. sottosieroso con < 50% intramurale;
7. sottosieroso peduncolato;
8. altro (cervicale, parassitario, etc.)

Le cause, argomento ancora dibattuto

Le cause che portano allo sviluppo dei fibromi uterini sono ancora oggi un argomento molto dibattuto a livello scientifico, con nuove scoperte ogni giorno. Recenti ricerche hanno evidenziato il ruolo chiave che le mutazioni genetiche a carico del tessuto miometriale uterino rivestono nella insorgenza dei fibromi uterini.

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