Seppur i fibromi uterini sono una patologia estremamente diffusa, le alternative terapeutiche in possesso della classe ginecologica si possono definire limitate: [1]

  • Sorveglianza clinica: nei casi di fibromi prevalentemente asintomatici e di piccole o medie dimensioni le linee guida ginecologiche raccomandano di non intervenire e rivalutare come varia il fibroma, o i fibromi, nel tempo attraverso l’esame ecografico. Studi scientifici, però, dimostrano come la maggior parte di questi fibromi vada incontro a una naturale crescita nell’attesa, con la possibilità di trasformarsi nel tempo in fibromi sintomatici e noiosi per le pazienti.
  • Terapie farmacologiche: a oggi le poche alternative farmacologiche disponibili sono tutte incentrate nella gestione dei sintomi associati ai fibromi uterini e non sulla formazione neoplastica benigna in sé per sé.
  • Trattamenti chirurgici: da Ministero della Salute, le pazienti eleggibili ai vari interventi a oggi a disposizione sono coloro che presentano almeno un fibroma con diametro ≥ 4 cm. [2]

All’interno di questo quadro, diversi gruppi di studio hanno valutato la possibilità di impiegare sostanze naturali per il management della paziente con fibromi uterini. In particolare, tra le varie sostanze ne sono state individuate due: la vitamina D, la epigallocatechina gallato. [3]

Vitamina D e fibromi uterini

Oltre a regolare l’omeostasi del calcio e del fosforo, sono tantissimi i ruoli all’interno dell’organismo riconosciuti e attribuiti alla vitamina D. A livello uterino, recettori VDR della vitamina D sono stati riscontrati sia a livello endometriale che miometriale a indicare un suo possibile ruolo in questi siti specifici e anche un conseguente effetto causato dalla sua carenza.

La relazione tra livelli di vitamina D e la patologia dei fibromi uterini è ben rappresentata da uno studio che ha coinvolto 104 donne con diagnosi di fibromi confrontate con 50 donne sane. Nelle donne con fibromi uterini, nello specifico, si registravano livelli di vitamina D nettamente più bassi e, inoltre, tale carenza era strettamente legata alla dimensione dei fibromi stessi. Infatti, nelle pazienti con fibromi di grandi dimensioni si riscontravano livelli di vitamina D più bassi rispetto a quelle con fibromi più piccoli. Si evidenzia, così, come la carenza e l’insufficienza di vitamina D rappresenti un fattore di rischio per i fibromi uterini e che esiste una correlazione inversa tra le dimensioni di quest’ultimi e i livelli dell’ormone. [4] Questo è solo uno dei tanti studi scientifici che hanno esaminato e confutato tale relazioni [5], quindi non deve stupire come conseguenza numerosi studi scientifici sulla supplementazione di vitamina D in queste donne. A livello clinico, la supplementazione di vitamina D in donne con fibromi uterini aiuta nel controllare la crescita di queste neoplasie e nel ridurne le dimensioni…

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