Sebbene gli estrogeni siano maggiormente associati al sesso femminile, anche nell’uomo i livelli alterati potrebbero indicare una condizione clinica da attenzionare. Nello specifico, negli ultimi anni, si è registrata un’elevata prevalenza di ginecomastia nei giovani tra i 21 e i 30 anni, caratteristica distintiva di iperestrogenismo e/o ipogonadismo nell’uomo (1). Questo può derivare da comportamenti errati come ad esempio abuso di steroidi anabolizzanti, abuso di stupefacenti, un eccessivo consumo di cibo occidentale che si accompagna spesso ad alterazioni metaboliche e aromatizzazione degli androgeni a livello dell’adipe addominale (2,3).
Ruolo degli estrogeni nell’uomo
Gli estrogeni sono stati tradizionalmente considerati ormoni femminili. Tuttavia, la loro presenza nell’uomo è nota da oltre 90 anni. I primi studi suggerivano che gli estrogeni fossero deleteri per la riproduzione maschile. Studi successivi hanno invece dimostrato che i testicoli fossero in grado di sintetizzare estrogeni, e alte concentrazioni di 17β-estradiolo nel fluido della rete testis. Ciò ha poi suggerito un ruolo anche nella riproduzione maschile. Lo studio della distribuzione recettoriale degli estrogeni ha rivelato che il tratto riproduttivo maschile (soprattutto a livello dell’epitelio del dotto efferente) esprime i recettori estrogenici dal periodo prenatale all’età adulta, suggerendo un ruolo specifico per lo sviluppo sessuale (4). Inoltre, gli estrogeni esercitano effetti pleiotropici agendo su diversi tessuti e organi e sono responsabili di aspetti oltre alla riproduzione: come la maturazione e la mineralizzazione ossea e/o il metabolismo del glucosio (5).
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