La vitamina D a oggi è una tra le molecole più studiate e discusse in ambito sperimentale e clinico. Seppur ancora si usa chiamarla vitamina, a oggi è ormai chiaro che quando si parla di vitamina D si parla di un ormone vero e proprio. Il suo impiego viene utilizzato in molti campi della medicina, dalla ginecologia, alla fisiatria fino all’endocrinologia.
Da un punto di vista endocrinologico, è ancora in esame il ruolo specifico che ricopre la vitamina D nella funzionalità e fisiopatologie della ghiandola tiroidea. Una recente review ha analizzato, in chiave critica, il ruolo e le funzioni della vitamina D in varie alterazioni tiroidee, dal carcinoma tiroideo a disordini quali ipo e ipertiroidismo (1).
Vitamina D e autoimmunità
Prima tra tutti, è il suo ruolo centrale a livello autoimmunitario. I recettori per la vitamina D (VDR) sono ampiamente espressi sulle cellule del sistema immunitario, per le sue differenti azioni, come ad esempio indurre la differenziazione dei monociti in macrofagi, aumentando la loro attività di fagocitosi e chemiotassi. A livello tiroideo, differenti ricerche hanno evidenziato come la carenza di vitamina D si associ a una maggior prevalenza di tiroidite, sia autoimmuni che non. In uno studio condotto su pazienti con patologie tiroidee di varia eziologia, è emerso come il numero di persone con carenza o insufficienza di vitamina D è maggiore in coloro che avevano una patologia tiroidea autoimmune, piuttosto che di altra natura, e, in particolare, il gruppo con maggior carenza era quello dei pazienti affetti da tiroidite di Hashimoto (2).
Quest’ultima, la più comune infiammazione a carico della ghiandola tiroidea, è correlata a uno squilibrio nel rapporto cellulare Th1/Th2, con una maggior presenza di cellule Th1 che sembrano essere coinvolte proprio nell’eziologia della patologia stessa (3). La carenza o insufficienza che spesso si verifica peggior e il quadro autoimmunitario, in quanto si verifica un aumento della proliferazione e della differenziazione delle cellule B in cellule plasmatiche, causando un aumento di differenti immunoglobuline tra cui IgG e IgE, che possono procurare un danno tiroideo e innescare l’infiammazione (4).
Alla luce di tutto questo, differenti gruppi di ricerca hanno valutato l’effetto che una supplementazione esterna di vitamina D potesse avere sulla tiroidite, soprattutto di Hashimoto, in particolare analizzando la variazione degli anticorpi caratteristici, anti-Tireoperossidasi e anti-tireoglobulina. Nella maggior parte degli studi, la somministrazione di vitamina D ha permesso una riduzione significativa del titolo anticorpale, soprattutto con riferimento agli anti-TPO1.
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